Nel 1866 l’Austria sconfitta dai Prussiani a Sadowa, giocoforza si rassegna a restituire il Veneto all’Italia. Il 15 ottobre le truppe tedesche abbandonano Gemona, così, per il 21 e 22 dello stesso mese, viene indetto il “Plebiscito” per la scelta d’entrare a far parte del Regno d’Italia. Si vota infilando nell’urna una scheda tricolore prestampata con un “SI” al centro oppure consegnando nella cabina elettorale quella del “NO”. Il risultato del Plebiscito nella Provincia di Udine, la più vasta del Compartimento Veneto, fu di 104.988 voti favorevoli all’annessione, e solamente 36 furono i contrari. Nel Distretto di Gemona vengono scrutinati 5.216 “SI”, un unico “NO” e 15 voti nulli. Gemona era tutta per l’Italia: la sua gente ricordava la trepitazione per quell’eroico tricolore che, solitario, nel 1848 sventolava sullo scoglio di Osoppo, su un mare tutto tedesco. Ma perché tanti voti nulli, tutti a Gemona? Durante la votazione un elettore della cittadina, per rafforzare la scelta del “SI” ne aggiunge ancora uno, di mano sua, a quello prestampato e, con gli amici, ne mena vanto. La scheda sarà nulla, ma quel ramo della Famiglia Raffaelli, da lui discendente, viene chiamato ancor oggi ” SI SI”, per distinguerlo dagli altri, Zàr, Scafag, ecc. Quel vezzo, quella bravata entusiastica di aggiungere altri segni sulla scheda del voto, deve aver contagiato poi anche altri elettori. Questa è probabilmente la storia delle schede nulle, contate a Gemona.